mercoledì 10 ottobre 2012
Le ambiguità di De Gasperi, sostenute da Guareschi
Aveva ragione Guareschi: De Gasperi chiese agli inglesi di bombardare Roma
Segnalazione di Lucio Panizzon
. AVEVA RAGIONE GUARESCHI: DE GASPERI CHIESE AGLI INGLESI DI BOMBARDARE ROMA
Ma il dossier che dimostrava l’innocenza dell’inventore di don Camillo, nonché l’accordo segreto tra Mussolini e Churchill, fu consegnato dal PCI agli inglesi ed è sparito per sempre.
di Eugenio Ragno
Il libro di Ubaldo Giuliani-Balestrino Il carteggio Churchill-Mussolini alla luce del processo Guareschi (edito a Roma da Settimo Sigillo) è stato presentato a Milano, a cura dell’UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia) alla presenza di un pubblico attento e interessato. Dopo il saluto del generale Giovanni Fantasia, hanno parlato il giornalista e storico Luciano Garibaldi e l’Autore, noto giurista, nonché appassionato di storia militare e autore di libri storici di successo come Il segreto di Waterloo (2008).
Nel suo intervento, Giuliani-Balestrino ha posto in luce le illegalità del processo che condannò il grande scrittore Giovannino Guareschi, autore di Don Camillo, dimostrando che con quella condanna si volle smentire la validità del carteggio tra Mussolini e Churchill, carteggio che conteneva accordi precisi, visto che Mussolini ebbe a dichiarare: «Queste carte valgono una guerra vinta».
Guareschi aveva pubblicato su “Candido” ‒ il settimanale di cui era fondatore e direttore ‒ due lettere scritte da De Gasperi con le quali il futuro leader DC chiedeva agli inglesi, nel ’44, di bombardare la periferia di Roma. Le due lettere provenivano da un dossier venduto all’editore di “Candido”, Rizzoli, da un ex ufficiale della RSI che lo aveva avuto in consegna da Mussolini, pochi giorni prima della fine, affinché lo ponesse al sicuro in Svizzera. Il dossier conteneva le copie fotografiche degli originali, gelosamente custoditi dal Duce in una borsa che portava sempre, giorno e notte, con sé. I documenti erano incominciati ad uscire sul settimanale “Oggi”, allora diretto da Edilio Rusconi e sicuramente il più letto settimanale italiano. Ma, inaspettatamente, dopo le prime tre puntate, che avevano riscosso un enorme successo di vendite, la pubblicazione era stata sospesa, senza dare alcuna spiegazione ai lettori. Evidentemente, un intervento dall’alto. Guareschi, però, aveva messo le mani sulle due lettere di De Gasperi e le aveva pubblicate per fare un dispetto al premier democristiano che pure in passato aveva sempre appoggiato, ma che, in quell’anno 1953, giudicava non abbastanza anticomunista.
Dimostrare che le lettere di De Gasperi erano autentiche, avrebbe significato che era autentico tutto il dossier, comprese le lettere scambiate all’inizio della Seconda Guerra Mondiale tra Mussolini e Churchill, in virtù di un accordo segreto tra i due leader per frenare lo strapotere di Hitler. Secondo la ricostruzione di Giuliani-Balestrino, anziché impossessarsi del Nord Africa e del mondo arabo, controllati dalla Gran Bretagna, Mussolini adottò il diversivo dell’attacco alla Grecia, in accordo con Churchill. Cosa che il premier britannico mai avrebbe tollerato che venisse alla luce.
Da qui l’interesse di Churchill e dei suoi stretti collaboratori (il generale Alexander e il colonnello Bonham Carter, che incontrarono a Londra gli emissari di De Gasperi) perché, in quel 1953, il carteggio venisse giudicato falso. Ciò che avvenne, appunto, con la condanna di Guareschi ad un anno di reclusione per avere diffamato De Gasperi. Da parte sua, Luciano Garibaldi, noto studioso delle ultime ore di Mussolini, ha chiarito perché Mussolini, all’atto della cattura, riferendosi alla borsa di documenti dalla quale non si era mai staccato, e che gli venne sequestrata da Urbano Lazzaro (il partigiano «Bill») disse a quest’ultimo: «Queste carte valgono una guerra vinta».
Ma le carte sparirono per sempre: consegnate, come Garibaldi ha raccontato, dal PCI a Churchill. Meno le copie portate in Svizzera, finite però anch’esse nel nulla a seguito del processo Guareschi. In sintesi, come ha affermato Luciano Garibaldi, ciò convalida l’ormai nota teoria della pista inglese secondo cui fu Churchill il responsabile della morte del capo del Fascismo e di Claretta Petacci, che conosceva tutti i suoi segreti.
Fonte: Corrispondenza Romana, 25/9/2012
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