sabato 19 maggio 2012

Il mistero di Verona XIX


CONFERENZA STAMPA SUL MISTERO DI VERONA E IL SUO "SCOPRITORE" UMBERTO GRANCELLI Nell’odierna ricorrenza del solstizio invernale onoriamo Umberto Grancelli, illustre veronese scomparso nel 1970, il quale, fra i molti meriti che, peraltro, ad oggi non gli sono valsi quel compianto e quella memoria che dalla Città avrebbe meritato, ebbe quale principale quello di intuire le regole alle quali si sono uniformati i Romani nella fondazione della “nuova” Città sull'ansa del fiume legandola inscindibilmente alla “vecchia” in sinistra Adige (l'odierna Veronetta). E', infatti, la vecchia urbe a determinare, aggregandola a sé lungo il tracciato di un immaginario cerchio mandalico, la nuova città costruita dai romani intorno al primo secolo avanti cristo all'interno dell'ansa fluviale atesina (la Verona contornata dall'Adige ovvero Athesis circumflua). Per la costruzione del nuovo abitato, reticolare, viene profuso un enorme lavoro consistente nell'elevazione del livello del terreno sul quale l'insediamento verrà ad insistere per rendere quest'ultimo più stabile e più salubre. L'allineamento principale della città viene impostato sul punto in cui nasce il sole al solstizio d'estate e sul tramonto dello stesso a quello d'inverno (circostanza, quest’ultima. che giustifica l'odierna celebrazione della memoria del compianto Umberto). L'altro allineamento, formante un angolo di novanta gradi con il precedente, si imposta sulla retta che toccando Porta Leona (nel cui paramento murario è stata rinvenuta l'iscrizione che rimanda ai magistrati la costruzione delle mura, delle porte e delle cloache alla quale viene fatta risalire la nascita del municipio) arriva sino alla Chiesa di San Rocchetto sopra Quinzano. Questa linea è costituita da via Cappello che dopo Piazza delle Erbe diviene via Sant’Egidio. Oltre ai due allineamenti indicati che si intersecano ortogonalmente se ne riviene un terzo il cui tracciato muove dall'ipogeo di Santa Maria in Stelle in Valpantena, attraversa, lungo il percorso il centro dell'Arce a Castel San Pietro per concludersi presso una costruzione romana circolare indicata nell'Iconografia Rateriana con la denominazione di Horreum corrispondente ad un magazzino di cereali ubicato all'incirca alla confluenza degli attuali assi stradali di Via e Vicolo Stella. Da questi principi ispiratori del piano di fondazione di Verona Romana così come colti e delineati dal Grancelli ne scaturisce una Città magica dimenticata, spesso banalizzata da un dozzinale turismo di massa, che ignora gli affascinanti misteri intuiti solo da un viaggiatore attento come dall’abituale frequentatore curioso. In questa prospettiva ogni emergenza monumentale racchiude in sé, come in uno scrigno, una preziosa memoria, e sia le pietre così come le chiese cristiane sorte sul tracciato dell'originario cerchio mandalico, ci rivelano una religiosità atavica profondamente insita nell'uomo che non ha scalfito i luoghi i quali hanno preservato intatta, per chi sa discernerla, la loro sacralità. Puntando il compasso sulla Chiavica ove un tempo i romani ebbero a costruire un’importante opera idraulica (nelle immediate vicinanza della chiesa di Santa Maria alla Chiavica), ed aprendolo al centro del Colle di Castel San Pietro si viene a descrivere un cerchio che rappresenta il cammino evolutivo e spirituale dell’uomo con due punti, diametralmente opposti rispetto all’Arce (o Arx costituita dalla sommità del Colle di San Pietro dove era presente un tempio) che non sono toccati dalla circonferenza e attualmente sono occupati ad est dalla chiesa di San Giovanni in Valle e ad ovest da quella di Santo Stefano ai Cavalieri. Il percorso viene a coincidere con quello dell'eroe mitico fondatore della città, assurgendo, in quanto tale, ad un significato simbolico universale, attraverso le sette tappe lungo le quali si snoda e si sviluppano su sei punti fondamentali dato che il primo e l'ultimo coincidono con l'Arce o meglio con sommità e viscere del colle di Castel San Pietro, fulcro e apice punto di partenza e di arrivo legato appunto alla dualità di un Dio bifronte. Dall’alto del colle dove è nato il primo insediamento della città di Verona, incomincia il viaggio e l'eroe inizia la discesa natale verso l’Orfanum, il torrione cilindrico così denominato nell’Iconografia Rateriana sulle cui vicinanze è stata costruita l’attuale abside di San Giovanni in Valle punto in cui l’eroe acquisisce (la luce) la percezione e la consapevolezza delle proprie capacità e potenzialità,ovvero l’illuminazione iniziale, per proseguire nell’area del Seminario (dove vicino è ubicata la la chiesa di Santa Maria in Organum), tutta la zona era legata alle attività marziali come comprovato dal non lontano toponimo di Campo Marzio, dove si sfruttava anche la forza delle rogge che scendevano dalle colline adiacenti (per muovere gli “Organum” dell’antica zona industriale romana di Verona) ove l'eroe si temprava e si forgiava nella preparazione per il superamento delle prove iniziatiche. L'ulteriore, progressiva tappa del circolare percorso, era costituita dal luogo del nutrimento, il magazzino di cereali di cui all'edificio indicato come Horreum nell'Iconografia Rateriana, l'eroe si nutriva ed si alimentava per essere pronto a sostenere le difficoltà dell’agone. Il percorso toccava quindi la tappa di Santa Maria in Solaro, il sito dell'attuale Duomo, allora la zona termale (balneum) della purificazione. La penultima tappa era rappresentata dalla Chiesa di Santo Stefano ai Cavalieri preludio dell'incontro con la morte essendo ivi ubicato, come enunciato dal Grancelli, un grande cimitero. Il luogo era altresì dedicato a Venere( eros è sempre legato al fratello Tanatos) e nei pressi della chiesa proto-cristiana furono rinvenute delle are e dei reperti dedicati a Iside, retaggi di un iseo-serafeo esistente e legato indissolubilmente al protomartire cristiano Santo Stefano come a Roma l’Iseo Campese, Pozzuoi, Industria (l’attuale Monteu da Po, Torino) e Benevento, . Il ciclo si concludeva e si esauriva con l'approdo dell'eroe alla base dell'Arce , così che dalle profondità della terra l’uomo-eroe era pronto ad ascendere verso le stelle. L'eroe, una volta ritornato all'Arce compiva nelle sotterranee cavità la discesa agli inferi per prepararsi alla rinascita ed alla risalita celeste. E così poteva uscire come Arianna dal labirinto, attraverso il dedalo di gallerie che si dipanano sotto il Sacro Colle. Iniziava così un ulteriore ciclo nel perpetuo alternarsi dei ritmi temporali e spaziali. Castel San Pietro, il Poggio atavico dominante il complesso urbano viene così a configurarsi inequivocabilmente come la “Montagna Sacra” che unisce il mondo inferiore a quello celeste conferendo a quello terreno le potenzialità spirituali. Il ciclo dell'eroe, della discesa e dell'ascesa, della caduta e della risalita, rinviene una singolare corrispondenza ed assonanza con l'analogo ciclo istoriato nel rosone della Chiesa di San Zeno nonché, in senso ovviamente traslato, con l'umana esistenza nel suo ineluttabile svolgimento dalla culla alla tomba. Le suggestive tappe dell'Orphanum, dell'Organum, dell'Horreum, del Balneum, del Revanum, corrispondenti ad edifici sacri (fana e templa del Ritmo Pipiniano ) puntualmente individuati dall Grancelli nel contesto urbano si compongono nella mirabile sintesi di un magico percorso che apre prospettive del tutto inedite e inesplorate da approfondire ed indagare per comprendere la limitatezza dell’essere umano, con le sue potenzialità spirituali che gli offrono l’occasione di avvicinarsi, senza pericoli, confondendosi nel Dio ineffabile del Cosmo .

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