domenica 29 novembre 2009
L'AUTOMUMMIFICAZIONE DEI MONACI GIAPPONESI
La mummia del monaco Tetsuryukai
lE TECNICHE PER DIVENTARE MIIRA
Dal libro di Raveri riguardante lo sciamanesimo ('Itinerari nel sacro'), riporto questo passaggio sui miira, esperienza di automummificazione documentata fino a meno di un secolo fa in Giappone. E' impressionante...
Questa prassi avviene fuori dal contesto istituzionale delle organizzazioni religiose sia shintoiste che buddhiste ed è anzi apertamente osteggiata anche dal potere politico.
Il miira si oppone al naturale deestino di ogni uomo. L'automummificazione in vita è un rifiuto dei rapporti sociali, dei rapporti religiosi codificati, delle leggi naturali e dei limiti della propria fisicità.
Se la corruzione della carne è segno dell'azione del tempo, il miira è un corpo incorrotto. se il tempo è il dissolversi della forma, egli è intatto e il suo corpo mummificato non subisce mutamento alcuno. [...] Si tratta dell'esperienza escetica di automummificazione durante la vita. I primi casi in Giappone sono documentati a partire dal secolo XII, gli ultimi accertati sono del primo decennio del 1900.
Quando l'asceta ha preso la decisione di cercare l'immortalità, si ritira in completa solitudine dentra una grotta in montagna. Continua a praticare le tecniche di meditazione e purificazione comuni a tutte le esperienze mistiche, ma le porta in questo caso fino al limite estremo.
Inizia infatti un periodo di tre anni di progressiva astinenza dal cibo normale. [...] Superato questo primo periodo, l'asceta entra nella seconda fase del processo di mummificazione che deve durare cinque anni. Egli prende a cibarsi solo dei prodotti di conifere, come pigne, castagne, foglie, radici, cortecce, resine e terra. Anche questa alimentazione è progressivamente ridotta fino ad arrivare al digiuno completo, in cui solo l'acqua è permessa.
Si fa seppellire quando è ancora vivo. Si pone lui stesso nella bara in posizione eretta di meditazione. La bara viene chiusa e ricoperta di terra e un piccolo tubo di bambù viene inserito per garantire l'areazione.
Viene riaperta tre anni dopo. Se il corpo è intatto, l'asceta diventa un miira, una mummia. I monaci lo profumano di incenso, lo vestono di ricchi paramenti sacri e lo racchiudono in un tabernacolo. In Cina, dove la tradizione di questa pratica ascetica è documentata, era consuetudine avvolgere il corpo mummificato con stoffa impregnata di lacca colorata per meglio conservarlo intatto. [...] Le immagini del Buddha nei templi sono rivestite di lamine dorate, così il miira è una statua vivente, un'icona regale, oggetto di culto. [...]
Non si tratta di una lenta morte per fame né di un suicidio rituale. Il miira è un caso emblematico e inquietante perché realizza un'estrema possibilità teorica di reazione culturale al problema della morte. [...] Se il cadavere è il corpo corrotto, il miira, corpo ormai incorruttibile, ne è l'antitesi. Il miira ha fatto della zona di margine tra vita e morte la centralità della sua esperienza. Ha negato sia i limiti dell'una che dell'altra realtà esistenziale, partecipando ad entrambe. Dove la cultura ha posto separazioni, lui ha attuato un'unione. ha potuto farlo perché ha controllato e si è liberato di talune leggi della morte (decomposizione) e ha fermato e reso superflue certe condizioni della vita (nutrimento). [...]
Il miira è un emarginato in vita e, come asceta, è "morto" socialmente. Rifiutando il cibo si riduce qusi allo stato di scheletro, è considerato come un cadavere e infatti viene seppellito. Ma non muore. Riesumando il corpo, "il suo viso è intatto, le sue ossa tintinnano come l'oro". E' in meditazione, quindi è vivo e si pensa che un giorno potrà risvegliarsi e riaggregarsi al mondo dei vivi per salvarli.
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