lunedì 9 novembre 2009
Dio è rimorto (rimorso?)
di Anna K. Valerio
Se ne andrà lasciando il cartello “torno subito”, una scia di impronte, e una nota collettiva sul registro, come è già successo in qualche classe scapestrata delle superiori? O farà finalmente, costretto dall’insolenza dei casi di cronaca, un bel miracolo, per umiliare la superbia di tutti gli scettici? Manderà qualche fiotto di sangue ben calibrato, magari dalla fronte ulcerata di spine? E Dio, suo padre, lascerà che una marmaglia di peccatori e miscredenti lo mandi in esilio senza battere ciglio, oppure è meglio preparare stivali e ombrello per un’imminente replica del diluvio universale? Possibile che una corte suprema europea possa arrivare a tanto, a imporre all’Italia di bandire i crocifissi dalle aule, senza che l’infinita bontà dell’Altissimo, dell’Onnipotente, si increspi di indignazione? Le radici cristiane dell’Europa, tutt’a un tratto, divelte… Millenni di dottrina, di roghi, di concilii cancellati… In barba ai martiri e ai crociati, ai santi e alle beate, ai monaci che ci hanno tramandato le parole della classicità e agli inquisitori che razziavano la città degli uomini per l’ingordigia della città di Dio… Eh, il Paradiso a venire: chi ci dà garanzie nette in proposito, chi ci assicura che godremo i profitti del non peccare? Meglio i paradisi artificiali. Più alla mano. Metto via un paio di quarti di stipendi e me la prendo anch’io la luce e la pace, dallo spacciatore tunisino a due isolati da casa mia. Eppoi, davanti a noi si profila sempre più edenico il trionfo definitivo dell’eguaglianza. Eguaglianza nei costumi e nei consumi: una platitude perfetta, che ha infine riscattato i vili, gli inetti, i meschini. Siamo tutti uguali, finalmente: maschi, femmine, gay e trans, forti e deboli, sani e malati, fieri e timidi, audaci e codardi, vecchi e giovani, bianchi e neri, più o meno ricchi fuori, più o meno poveri dentro, eletti ed elettori, cristiani e non cristiani. Nessuno, nell’occidente ragionevole, patisce la vera fame, la vera umiliazione, nemmeno le serve rumene, coccolate da articoli di giornale che non si tributerebbero a un incallito filantropo. Per secoli, mentre infuriavano guerre e prove d’onore, gli infimi della specie avevano dovuto riparare in Cristo. E con che foga baciavano il crocifisso, regalandogli tesori di lacrime e sospiri! Ora non ce n’è più bisogno: nessuno li discrimina ancora. Come in alto così in basso non è più la parola di passo di qualche alchimista allucinato. L’indifferenza è diventata sistematica: è insieme legge, giudizio, inno, impresa. Si fa la guerra per spargere l’indifferenza nel mondo. Si scrive per magnificare e corroborare l’indifferenza. Si giudica per punire i superbi e per rendere più facile e tranquilla la vita della mandria umana. Si legifera per omogeneizzare gusti e gesti.
E’ strano l’aroma di questo editto su carta bollata contro la croce. Una tragica, terribile, desolante, surreale vittoria. La prova della totale veridicità delle imprecazioni e delle diagnosi nietzscheane de L’anticristiano. Guardateli: hanno tolto la maschera di fedeli per rivelarsi i parassiti della croce. Dietro le loro piaghe di bisognosi di un aldilà covava una smodata volontà di potenza contro l’uomo valoroso qui e ora. Sennò adesso sarebbero coerenti con le loro affettazioni di mansuetudine: porgerebbero l’altra guancia, non chiederebbero al gregge che ancora li segue di alzare la voce per protestare. La loro storia è storia di una menzogna millenaria, di una posa millenaria. Mentendo e mugolando si sono insinuati nel cuore arcaico. Hanno approfittato della magnanimità e l’hanno corrotta in compassione e poi in necessaria adesione. Hanno vinto Roma rantolando come attori consumati. Si sono impadroniti dell’Europa per secoli e secoli. Hanno preso spaventi da non dirsi, ma poi ce l’hanno fatta sempre, rinati dalle ceneri di cui si cospargono con foga morbosa e ostentata. Ora è finita anche per loro. Non è una vittoria della Paganità, questa, ma del caos. Però com’è dolce il rumore della loro agonia!
Cultrura - Rubrica delle Edizioni di Ar | Dio è rimorto (rimorso?)
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