lunedì 11 maggio 2009
Su GIULIANO IMPERATORE
Nella trasmissione televisiva di venerdì 17 giugno 2005 sui templari (Canale 5, h. 23,40) emergeva la seguente domanda: come mai nella Basilica di Acerenza - famoso luogo che assieme a Banzi e a Forenza formava un importante triangolo geografico al tempo dei templari - al posto della croce c'è la statua dell'imperatore romano Giuliano l'Apostata?
La domanda è rimasta senza risposta. Però è stata almeno formulata. E questo fatto non è solo segno di vita del pensiero, ma anche il verificarsi di una lucidissima e massimamente concreta preveggenza di Rudolf Steiner, fatta in clima di prima guerra mondiale con le seguenti parole di una conferenza del 1917: "Viviamo in un'epoca che non si riuscirà a superare in modo sano, se non si comprenderà in modo nuovo che cosa mai volesse uno spirito come Giuliano l'Apostata"(1).
In genere si parla di Giuliano in modo pedantescamente cattolico, cioè in quanto avversario dei cristiani. Ma col passare di questo tempo di malattia del pensiero (pensiero debole, o quasi morto), e nella misura del suo progressivo risanamento, si scoprirà sempre più che molti cosiddetti apostati, eretici, o non conformi alle dottrine confessionali, furono in realtà mossi da reale spirito evolutivo cristiano.
"Prepara in ogni città numerosi ospizi" - scriveva Giuliano l'Apostata in una lettera ad Arsacio, gran sacerdote della Galazia - "affinché gli stranieri possano godere della nostra filantropia, cioè non solo i nostri correligionari, ma anche tutti gli altri che ne hanno bisogno... Perché sarebbe una vergogna, visto che nessuno dei giudei deve andare a mendicare, e che i galilei senza Dio [così Giuliano chiamava i cristiani] danno da mangiare non solo ai loro mendicanti, ma anche ai nostri, che la nostra gente dovesse rimanere senza assistenza davanti agli occhi di tutti".
Questo "apostata" era rimasto talmente impressionato dalla disposizione alla carità dei "galilei senza Dio" da volere a tutti i costi cercare di imitarli. Un simile fatto è paragonabile a quello in cui un rinnegatore di una certa idea, poniamo la sovranità monetaria, si mettesse a imitare l'agire di coloro che cercano di attuarla attraverso il finanziamento della giustizia contributiva o "tzedakà". Sarebbe un po' come se manipolatori di capitali come Ciampi, Fazio, Prodi, ecc., adottassero il "denaro a tempo" per un sistema economico favorevole all'uono (sabato per l'uomo) imitando coloro che negli anni '20 e '30 avevano concepito il cittadino come dovrebbe in realtà essere: azionista del patrimonio inventivo e produttivo del proprio Paese(2)!
Ma torniamo a Giuliano l'Apostata. L'interiorità di Giuliano intuiva che i problemi del male e del peccato originale, e dunque dell'incarnazione dell'entità Cristo nell'umanità di Gesù di Nazaret come risoluzione ad essi, dovevano essere affrontati in modo più profondo. Egli avrebbe voluto perciò "cercarne la soluzione in un'iniziazione persiana che poi intendeva trasferire in Europa" (ibid.) continuando così la spiritualità del persiano Manes (o Mani), 216-277 d.C., convertitosi ad una disciplina di vita, che vedeva come scopo dell'uomo il separare in se stesso l'io divino dall'io demoniaco. Però nella spedizione persiana, Giuliano l'Apostata cadde assassinato, e tale assassinio avvenne - come è percepibile alla luce della storiografia moderna - "per mano di un seguace dei cristiani costantiniani" (ibid.), quindi della religione cristiana "di Stato".
[Ovviamente, i sudditi della tradizione cattolico-politica della menzogna non possono che essere detrattori di ogni ricercatore di fatti storici non conformi alla storiografia di regime. Vedi per esempio l'affermazione del "suddito" Richard Knight che afferma "Mamma mia!!! Qua proprio non ci siamo!!! Ma questo Nereo Villa si è bevuto il cervello???".
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