Il Lapis Niger e l’Heroon di Romolo
Dove si provava il Lapis Nioger rispetto alla Curia Iulia
Come appariva, prima dei lavori, il luogo dove si celava il Lapis Niger
Al centro del cerchio era ubicato il Lapis NigerA partire dal 1898 la direzione degli scavi al Foro Romano venne affidata all’archeologo Giacomo Boni, posto a capo della spedizione dell’Università La Sapienza di Roma. Boni fu il primo a rendersi conto che il terreno era composto da strati di epoche diverse, e per tanti applicò per la prima volta il metodo dello scavo stratigrafico e delle fotografie aeree. Il 10 gennaio 1899 durante gli scavi nell’area del Comizio (tra la Curia Iulia e la piazza del Foro), tornò alla luce una pavimentazione in marmo nero, separata dalla pavimentazione augustea in travertino mediante una transenna in marmo bianco. La scoperta venne associata ad alcuni passi degli scrittori Sesto Pompeo Festo e Valerio Flacco, che raccontavano della presenza di un “Niger Lapis in Comitio”, ovvero di una pietra nera del Comizio, che per gli antichi era il luogo di sepoltura di Romolo o il luogo della sua morte. Scavando al di sotto della pavimentazione in marmo nero venne trovata un’area sacra monumentale, composta da una piattaforma su cui giaceva un’altare a tre ante a forma di U, dotato di basamento e di un piccolo cippo posto tra le ante, e due basamenti minori che reggevano rispettivamente un cippo a tronco di cono (forse il basamento di una statua) e un cippo piramidale. Quest’ultimo presentava un’iscrizione bustrofedica (ovvero un’iscrizione le cui linee vanno alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra allo stesso modo in cui si muovono i buoi nei lavori d'aratura) in latino arcaico con caratteri etruschi, la più antica testimonianza scritta del latino, databile tra il 575-550 a.C. L’altare possiede lo stile classico della prima Età Repubblicana: la sagoma della base è a doppio cuscino sovrapposto, ma si conserva solo lo scalino inferiore. Sotto e intorno ai basamenti furono rinvenuti ex-voto in ceramica etrusco-corinzia e in bronzo, assieme ad ossa di sacrifici. L’attribuzione dell’altare è ancora oggetto di discussione; risale sicuramente al VI secolo a.C. (durante il periodo della monarchia etrusca). Alcuni hanno associato il sito al santuario del Volcanal, descritto da Dionigi di Alicarnasso presso l’area del Comizio, dove sorgeva una statua di Romolo e un cippo con scritte in greco. Tuttavia il cippo rinvenuto non ha parole greche ma latine, riferite alla maledizione scagliata contro chiunque avesse violato il luogo sacro (Qui Hunc Lovum Violavit Sacer Sit). Altre ipotesi vogliono che questo luogo sia stato creato dai re etruschi per alimentare il mito di Romolo, facendo inoltre costruire una tomba fittizia rinvenuta da Giacomo Boni sotto la Curia Iulia. La tomba non era altro che un Heroon, ovvero uno spazio funebre finto usato solo per il culto, tanto che di fronte al sarcofago furono rinvenute ossa di sacrifici animali, tra cui ossa di avvoltoi.
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