lunedì 22 novembre 2010

Sempre l'Italia





Il vertice NATO di Lisbona deciderà dove dislocare le
circa 200 testate nucleari tattiche attualmente sul suolo europeo,
sparse tra Belgio, Italia, Germania, Olanda e Turchia.

Dislocare dove, visto che Belgio, Olanda, Germania e altri - avendo
male interpretato, evidentemente, le promesse di Obama di andare
verso una drastica riduzione delle armi atomiche- avevano dichiarato
di non volerle più sui loro territori? Resterebbero, dunque Turchia e
Italia.

Ma la Turchia di Erdoğan negli ultimi tempi è diventata un alleato
assai scomodo.
E non solo è poco verosimile che qualcuno le faccia una tale
proposta, ma è ancor meno verosimile che Ankara l'accetterebbe.

Rimane, apparentemente, l'Italia, che sulle sue circa 80 bombe
atomiche sparse nei suoi territori non ha mai detto parola, né ai
tempi del centro sinistra, né ai tempi presenti della destra. E oggi,
con un Berlusconi traballante, bisognoso dell'aiuto
dell'abbronzato
presidente, non vede l'ora di accettare. Intanto quelle armi non
fanno nemmeno il solletico all'amico Putin.

Il fatto è che la decisione non è passata inosservata in Europa. Un
nutrito gruppo di leader politici europei dell'Europa pre- 11
settembre hanno alzato la voce protestando: perché tenerci queste
bombe atomiche? E qual è il ruolo della NATO in questa fase? I nomi
erano grossi e restano grossi anche oggi: sono Helmut Schmidt, ex
cancelliere tedesco, l'ex ministro degli esteri belga, Willy Claes,

l'ex ministro degli esteri britannico Des Browne, e l'ex primo
ministro olandese, Ruud Lubbers. E le stesse domande irritate sono
risuonate in numerose altre capitali europee minori, un tempo
prostrate di fronte a Washington. Naturalmente nel silenzio tombale
di Roma.

Tutti pensano, come noi, che quelle 200 bombe atomiche non aumentano
la nostra sicurezza. Tutti pensano che, anzi, sono pericolose solo
per noi europei.
Ma non si può certo dire che non servano a niente. A qualcosa
servono: a costringerci a tenere in casa le basi americane, cioè a
tenerci legati, mani e piedi , agli Stati Uniti. I quali,
precipitando - come stanno facendo (e non pochi europei cominciano ad
accorgersene) - trascinano giù anche noi...

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