Ho cercato sulla rete battendo: Paolo Mieli è un responsabile di Rai Storia, questa e la risposta:-No, Paolo Mieli non è il responsabile di Rai Storia. È un giornalista, saggista e storico che ha condotto diversi programmi di storia sulla Rai, come "Passato e Presente", e ha diretto importanti testate giornalistiche come il Corriere della Sera e La Stampa. Attualmente è un collaboratore del Corriere della Sera e partecipa a trasmissioni televisive storiche.-Su rai storia conduce una chiamiamola rubrica che prende in esamo un fatto o un personaggio storico per tre volte al giorno senza parlare che poi te lo trovi sui rai tre e rai due senza contare le tv private, insomma un uomo potente come lo fu il padre o la famiglia di una delle sue ex mogli, dichiaratamente di sinistra è ben accetto anche dal centro destra, ci sarebbe molto da dire..........
Non chiamatele gaffe. Le parole di Paolo Mieli non sono scivoloni. Rivelano il ventre molle del giornalismo italo-sionista. Il lavoro più sporco lo fanno i Sechi, i Ferrara, i Sallusti, i Porro, gli urlatori. Mieli e Molinari, invece, sono gli addetti alla manutenzione del suprematismo che si traveste da cultura, la propaganda che indossa la toga della competenza.
Paolo Mieli, ai microfoni di Radio 24, parlando di Souzan Fatayer, palestinese da quarant’anni a Napoli, candidata alle Regionali in Campania con Avs, l’ha definita - testuale - “la palestinese napulitana… una signora in leggerissimo sovrappeso”.
E poi, come se non bastasse, quando qualcuno gli ha fatto notare l’oscenità appena sputata, ha aggiunto: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia… non lo dico come giudizio estetico”.
Non si tratta di una gaffe. Non si tratta di una “battuta infelice”. È un riflesso coloniale. Il ghigno di chi pensa di poter ridurre una donna palestinese a un corpo da sbeffeggiare. È roba che viene da lontano.
Souzan Fatayer è una donna che porta addosso quarant’anni di esilio, di dignità, di lotta, di vita vera. Fatayer nasce a Nablus, in Palestina. Arriva in Italia nel 1984. Vive a Napoli da quarant’anni. È economista, docente, traduttrice, mediatrice culturale.
Parla arabo, italiano, inglese. Traduce mondi, non solo parole. Da sempre impegnata per i diritti umani e la libertà del popolo palestinese. Ha lavorato tra università, associazioni, ospedali, scuole. È voce autonoma, laica, femminista, anticoloniale. Souzan Fatayer: una donna, due patrie, la stessa lotta.
Quella di Mieli non è una gaffe, è un messaggio. Un modo di ribadire chi può parlare e chi no. Serve a ricordarci chi detta le regole del discorso, chi concede la parola e chi la toglie. Si sentono onnipotenti, intoccabili.
Parlano come se le vite degli altri fossero materiale per le loro battute.
Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia.
Alfredo Facchini
Non chiamatele gaffe. Le parole di Paolo Mieli non sono scivoloni. Rivelano il ventre molle del giornalismo italo-sionista. Il lavoro più sporco lo fanno i Sechi, i Ferrara, i Sallusti, i Porro, gli urlatori. Mieli e Molinari, invece, sono gli addetti alla manutenzione del suprematismo che si traveste da cultura, la propaganda che indossa la toga della competenza.
Paolo Mieli, ai microfoni di Radio 24, parlando di Souzan Fatayer, palestinese da quarant’anni a Napoli, candidata alle Regionali in Campania con Avs, l’ha definita - testuale - “la palestinese napulitana… una signora in leggerissimo sovrappeso”.
E poi, come se non bastasse, quando qualcuno gli ha fatto notare l’oscenità appena sputata, ha aggiunto: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia… non lo dico come giudizio estetico”.
Non si tratta di una gaffe. Non si tratta di una “battuta infelice”. È un riflesso coloniale. Il ghigno di chi pensa di poter ridurre una donna palestinese a un corpo da sbeffeggiare. È roba che viene da lontano.
Souzan Fatayer è una donna che porta addosso quarant’anni di esilio, di dignità, di lotta, di vita vera. Fatayer nasce a Nablus, in Palestina. Arriva in Italia nel 1984. Vive a Napoli da quarant’anni. È economista, docente, traduttrice, mediatrice culturale.
Parla arabo, italiano, inglese. Traduce mondi, non solo parole. Da sempre impegnata per i diritti umani e la libertà del popolo palestinese. Ha lavorato tra università, associazioni, ospedali, scuole. È voce autonoma, laica, femminista, anticoloniale. Souzan Fatayer: una donna, due patrie, la stessa lotta.
Quella di Mieli non è una gaffe, è un messaggio. Un modo di ribadire chi può parlare e chi no. Serve a ricordarci chi detta le regole del discorso, chi concede la parola e chi la toglie. Si sentono onnipotenti, intoccabili.
Parlano come se le vite degli altri fossero materiale per le loro battute.
Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia.
Alfredo Facchini

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