lunedì 3 ottobre 2016

Le due vie alchemiche: la secca e l'umida

Risultati immagini per la via umida e secca alchemica nella pittura rinascimentale


La via secca (anche detta via regale o veloce) vede il praticante come un dominatore, un guerriero, “che tutto usa e da tutto si astiene”. Questa è senza dubbio la via più difficile: per il Re non c'è privazione, non ci sono limiti, e non ci sono padroni; vi sono al massimo alleati suoi pari che cooperano con lui. Per il Sole, che è al centro del cosmo (e dell'uomo) tutto il resto ha carattere lunare: tutto si muove e cangia, ma lui rimane fisso ed immobile al centro. Questo è il percorso del mago per antonomasia, che si rende degno dell'alto per piegare il basso. Il lato negativo della via secca è la facilità con la quale si cade e si perde tutto: cedere per un secondo implica la rovina.
L'estremizzazione di questa via porta alla cosiddetta “via titanica”: io sono un dio, faccio quello che mi pare, e sottometto tutto e tutti senza guardare niente e nessuno; via pericolosa, che termina con la distruzione del titano stesso, proprio come la mitologia greca insegna.

La via umida (da umus lenta e legata a pratiche da ripetersi costantemente per tutta l'esistenza come quelle dei monaci,  detta anche sacerdotale) è il classico percorso devozionale e mistico, dove il praticante si fa Luna per accogliere il Sole, in questo caso l'oggetto della sua devozione. L'uomo è qui devoto alla sua divinità, se vive, se mangia, se dorme, se parla lo fa solo per lei, che è tutto per lui. Questo è anche il percorso dell'ascetismo: tutto ciò che è fine a se stesso o godimento dei sensi (che non riguarda la divinità) viene escluso, ed il legame reciso. Tutte le religioni contemplano sempre questa componente (ma non necessariamente l'altra regale). L'aspetto negativo consiste nel non toccare mai l'oggetto della devozione: quest'ultimo infatti viene visto come un qualcosa di estraneo, esterno, e non come un principio presente nel praticante stesso, rendendone impossibile l'identificazione con il principio dominante, che fa da "parte attiva". Il lato positivo però è che il fuoco della devozione monda il devoto fino a purificare il karma.

Vi è infine una via “ibrida”: il praticante inizia con il percorrere la via umida, per poi “rovesciare” ed identificarsi con l'oggetto della devozione. In tal modo il discepolo da Luna diviene Sole, assorbendo completamente la divinità. Nel simbolismo alchemico-ermetico la prima fase corrisponde alla “discesa della rugiada”, acqua che va poi “seccata” tramite la via secca. É la voce che grida estatica le nozze: "D'ora in poi ti chiamerò Taumà, Didimo, perchè tu sei Me ed Io sono te".

1 commento:

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Complimenti, molto illuminante. A mio avviso si inizia con la via umida, la scelta tra la via secca e la via umida si pone quando l'albedo è già in vista. Si procede quindi con la via secca che è sostituita nuovamente dalla via umida al primo cedimento. Solo a questo punto c'è l'albedo vera e propria ma, ripresa la via secca, non bisogna diminuire gli sforzi.