martedì 7 giugno 2011

Nella sindone la mano di Giotto


Roma - Non l’autentico sudario del Cristo e nemmeno l’opera di Leonardo, come qualcuno ha azzardato. Celata nel volto di Gesù morto, nella Sacra Sindone, ci sarebbe addirittura la firma di Giotto. Con tanto di data, 1315, perfettamente in linea con le analisi al carbonio 14 fatte negli anni Ottanta. A sostenerlo è uno studioso veneto, Luciano Buso, pittore e restauratore, che da tempo rivendica la scoperta di una tecnica di scrittura nascosta usata dai pittori dell’antichità e tramandata di bottega in bottega fino quasi ai giorni nostri come sorta di incancellabile autentica delle opere.

Usata da Raffaello, Leonardo, Giorgione, sostiene Buso, quella tecnica "antifalsari", nata per criptare firme e date nelle pieghe della pittura era conosciuta anche molto tempo prima dal grande Giotto. Che anzi, a dire del restauratore trevigiano, si sarebbe divertito a nascondere miriadi di scritte in tutte le sue opere, dal ’Dono del mantellò della Basilica di Assisi alla Strage degli innocenti della cappella degli Scrovegni di Padova. L’analisi della Sacra Sindone - che Buso precisa di aver fatto studiando foto ufficiali, nitidissime, avute dall’Arcidiocesi di Torino - avrebbe portato alla scoperta, nel telo, di quella stessa firma tante volte identificata negli affreschi del Sommo Pittore. "La stessa grafia, lo stesso modo di apposizione delle scritte celate, lo stesso modo grafico di esecuzione del numero 15 che tempo addietro evidenziai nei dipinti di Giotto", scrive Buso nel piccolo volume che illustra e documenta la sua tesi (Acelum Editore, pp.32 Euro 18). Anzi. Nel sacro lenzuolo, fa notare Buso, la scritta "Giotto 15", che starebbe per Giotto 1315, sarebbe ripetuta tantissime volte, nel volto e prima delle mani incrociate del Cristo, in un caso anche a formare una lunga croce. Quindi Giotto avrebbe dipinto la tela e senza nessuna intenzione di dolo, tanto da firmarla in un cartiglio a forma ottagonale, schiacciato, appena sotto il mento del Cristo.

Probabilmente, azzarda Buso, si trattò di un rifacimento della Sindone "eseguito su commissione perchè il vecchio lenzuolo doveva essere in pessime condizioni". Nessun falso, quindi, "solo il rifacimento fisico del telo, chiesto ad uno dei più noti e bravi pittori dell’epoca medievale", scrive lo studioso, sottolineando che a riprova della paternità dl pittore toscano c’è anche la grande affinità iconografica di particolari delle braccia, delle mani e delle gambe del Cristo con i vari personaggi raffigurati da Giotto nei suoi affreschi. La Sindone, conclude, "è stata e sarà sempre uno tra i più significativi simboli religiosi della cristianità, al di là del suo rifacimento da parte da parte del grande Giotto".

1 commento:

Michele Salcito ha detto...

Ma quale Giotto avrebbe potuto creare artisticamente l'Uomo della Sindone? Al capo venne fissato, con una fune, un casco di rami spinosi mentre al volto rivela segni di percosse;
venne flagellato eccessivamente;
l’Uomo della Sindone portò, anche se per un breve tragitto, il patibulum sulle spalle;
il costato destro venne trafitto da una lancia dopo la morte in croce del soggetto;
le macchie rosse sono di sangue umano e le colate hanno l’andamento che avrebbero in un soggetto posto in verticale e crocifisso. Tali macchie di sangue sono prodotte dal contatto diretto fra corpo e tela mentre l’immagine del corpo del Crocifisso non si è prodotta per contatto diretto ma per proiezione ortogonale (alcune parti del corpo che non toccavano la tela sono comunque visibili anche se con minore intensità);
nella tomba il corpo fu avvolto in un lenzuolo;
non vi sono tracce di sostanze putrefattive e quindi il corpo rimase a contatto con il telo per un periodo non superiore a tre giorni;
il volto dell’Uomo della Sindone è lo stesso che ispirò l’iconografia di Gesù e fu anche il prototipo di monete bizantine dello stesso tema;
non si tratta di un dipinto o di un opera creata con le tecniche medievali;
l’immagine contiene informazioni tridimensionali. Direi che possa bastare...