sabato 16 giugno 2012
Smentita ancora la versione ufficiale : 11 Sttembre
11 Settembre, nuovi indizi smentiscono ancora la "versione
ufficiale"
di Giulietto Chiesa
Il panel di esperti internazionali di cui mi onoro di fare parte, ieri
ha reso note le sue ultime conclusioni (in ordine di tempo) circa la
cruciale questione dei “falsi rendiconti” sulle azioni, e sui luoghi
dove si trovavano, i maggiori leader politici e militari americani in
quella fatale giornata.
Sono otto capitoli, i cui dettagli possono essere studiati sul sito
http://www.consensus911.org e che gettano una nuova, impressionante
luce su ciò di cui, a distanza di ormai undici anni, milioni e milioni
di persone, in tutto il mondo (diciamo l’immensa maggioranza), non sa
nulla. A cominciare dalle menzogne ufficiali che furono raccontate per
impedire che il pubblico – in primo luogo quello americano – sapesse
dove si trovavano e cosa stavano facendo i quattro più importanti al
momento: il presidente statunitense George W. Bush, il vicepresidente
Dick Cheney, il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, il generale a
capo degli Stati Maggiori riuniti Richard Myers.
Gli otto nuovi studi sono stati realizzati dai venti membri del 9/11
Consensus Panel usando i risultati del Foia, Freedom of Information
Act, in base all’analisi di tutte le fonti giornalistiche disponibili.
E in base alle stesse affermazioni della Commissione ufficiale
d’inchiesta.
La documentazione è effettivamente impressionante e di menzogne
ufficiali ne fuoriescono a torrenti. A cominciare dall’accertamento
del fatto, davvero sbalorditivo, che un numero senza precedenti di
esercitazioni militari venne concentrato proprio nella giornata
dell’11 settembre 2011. Furono ben 7.
Ma la Commissione ufficiale d’inchiesta ne ricorda, brevemente, solo
una, quella che si chiamò “Vigilant Guardian”. Anche questa, però,
veniva fatta a ottobre, tutti gli anni. Solo nel 2001 venne anticipata
a settembre. Simultaneamente ci fu anche “Global Guardian”, delNorad,
anche questa di regola era sempre stata fatta a ottobre. E via
elencando: “Amalgam Warrior” (esercitazione di volo a larga scala, su
più regioni Norad, di regola due volte l’anno, ad aprile e a ottobre).
Questa volta anch’essa spostata a settembre. Interessante la quarta,
“Northern vigilance”, che fece spostare quella mattina quasi tutta la
forza aerea della difesa statunitense in Canada e Alaska. Seguivano,
anzi erano in contemporanea, la “Vigilant Warrior” (esercizi di
allenamento al volo) e “Red Flight” (che determinò il trasferimento
dei jet dalla base di Langley, Virginia, ad altra destinazione).
Infine ecco il “National Reconnaissance Office” (NRO) che – ma guarda
che straordinaria coincidenza! – aveva programmato per quella mattina,
esattamente alle 9:10, l’impatto di un piccolo aereo contro una delle
torri dell’Aeroporto Dulles di Washington.
Impossibile riassumere qui tutti gli aspetti clamorosi che emergono da
questi otto capitoli. Una cosa è certa: la Commissione ufficiale,
presieduta (illegalmente) da Philip Zelikow, intimo amico e
collaboratore di Condoleeza Rice, non solo “dimenticò” sei delle sette
esercitazioni in corso, ma sottovalutò incredibilmente la confusione
che tutte quelle esercitazioni militari avevano provocato mentre erano
in corso i quattro dirottamenti. Inoltre emerge incontrovertibilmente
che quella mattina gli schermi radar della difesa aerea statunitense
furono accecati da false immagini di ciò che accadeva realmente nei
cieli dell’America del Nord. Quelle false immagini vennero eliminate
dagli schermi solo dopo che fu colpita la Torre Sud del World Trade
Center.
Ma chi era al comando in quelle ore? Le fonti ufficiali ripeterono a
oltranza che Bush, Cheney, Rumsfeld, Myers (che stava sostituendo il
generale Hugh Shelton), Montague Winfield, generale anche lui e a capo
della war-room, erano tutti (ma davvero inspiegabilmente) lontani
dalla posizione di responsabilità. Cioè non erano dove avrebbero
dovuto essere. E che ci arrivarono soltanto dopo che il Pentagono fu
colpito, alle ore 9:37. I documenti li smentiscono. Alcuni di loro non
solo erano al loro posto, ma erano ben informati di ciò che stava
accadendo e discussero perfino se si dovesse abbattere, o meno, il
quarto aereo dirottato, il volo 93, i cui frammenti furono ritrovati
non a Shanksville (come testificò la Commissione ufficiale) ma su un
diametro di parecchi chilometri. Altra smentita alla versione
ufficiale.
Il Consensus Panel non è un tribunale, ma raccoglie elementi che
potranno essere utili per ogni ulteriore ricerca, non importa da chi
condotta, da enti pubblici, dai media, dai centri accademici. Chi
vuole aprire gli occhi vada a sincerarsene. Sono un contributo
all’indagine che Ferdinando Imposimato sta portando a termine per
esporre i capi d’accusa al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja
perché prenda in esame l’ipotesi di incriminare importanti membri
dell’amministrazione americana dell’epoca con l’accusa di “concorso in
strage”.
fonte: ilfattoquotidiano.it
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