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Questo sarcofago di basalto, dalla forma antropoide, risalente alla XXVI dinastia, apparteneva al visir Gemenefhrbak, che nel VII secolo a.C. svolgeva un ruolo paragonabile a quello di un primo ministro. Si ha l’impressione che l’oggetto sia ricavato nel metallo e non nella pietra, e in effetti questo materiale è detto metagnovacca, una roccia che presenta una lucentezza metallica. In Egitto era chiamata ”pietra bekhen” e si estraeva dalle cave nel deserto orientale, nella regione dello Uadi Hammamat, è perfino citata sulla mappa topografica presente nel Museo.
Gemenefherbak è raffigurato sul coperchio del sarcofago con una lunga parrucca, la divina barba di Osiride, ricciuta e intrecciata, e un ampio collare usekh. Porta appeso al collo, a un cordoncino, una piccola immagine raffigurante Maar, la dea della giustizia, accovacciata che richiama il ruolo di Gemenefherbak come presidente del tribunale. L’occhio dell’osservatore è subito attratto dal grande scarabeo alato scolpito sul petto della figura in forma di mummia riprodotta sul coperchio a simboleggiare la rinascita e la rigenerazione era importante che lo scarabeo fosse posto al di sopra del cuore (sede dell’intelligenza) per assicurarne la protezione.
Torino, Museo Egizio, Tardo periodo, 26 dinastia, 664-610 a.C.
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