Melkitsedek. Il mistero di una figura biblica
di Nuccio D'Anna - 17/06/2014Fonte: Arianna editrice
Lo scritto che segue costituisce la Presentazione del libro di Nuccio D’AnnaMelkitsedek. Il mistero di una figura biblica (ed. Il Leone Verde, Torino 2014, € 16). Ringraziamo l’Autore per il gentile consenso alla pubblicazione.
* * *

Gli elementi essenziali del sostrato spirituale che è stato sempre saldamente connesso con Melkitsedek vanno ricercati nello speciale radicamento dottrinale che ha alimentato la sua apparizione biblica e ne ha fatto senza alcuna incertezza “il re di Salem” e “il sacerdote dell’Altissimo”. C’è una continuità profonda che lega il Melkitsedek “re e sacerdote” del Genesi, la sua fugace menzione nel Salmo CX (il più ricco di princìpi e dottrine messianico-regali) e l’articolata esegesi sul “sacerdozio eterno” fatta da San Paolo nella sua Epistola agli Ebrei. Né si può ritenere frutto di una pura casualità il fatto che la prima apparizione biblica di Melkitsedek ha comportato la missione tutta particolare di Abramo quale artefice del “Patto di Alleanza” con Dio; la seconda menzione ha toccato la funzione “assiale” della regalità di Davide, l’”Unto del Signore” che avrà il compito di edificare Gerusalemme, la “Città Santa”; e infine l’esegesi paolina ha indirizzato l’intero sostrato messianico emerso attraverso le precedenti apparizioni antico-testamentarie verso la figura di Gesù Cristo, il “Sacerdote Universale”. D’altronde, la presenza di Melkitsedek nella storia della spiritualità cristiana non è stata certo episodica e può farsi rientrare nell’ambito di quegli eccezionali personaggi che il p. Jean Daniélou ha definito non senza acume storiografico “santi pagani dell’Antico Testamento”. La sua importanza nella vita ecclesiale è testimoniata persino dall’elevazione agli onori degli altari di un San Melkitsedek celebrato il 26 luglio nel calendario liturgico armeno, il 26 agosto in quello della Chiesa Cattolica e l’8 settembre in quello etiope.

L’intento del presente studio non è solamente quello di delineare i tratti di un interessante personaggio che, pur presente autorevolmente in alcuni momenti del canone liturgico, per tanti aspetti sembrerebbe essere rimasto comunque impenetrabile, ma essenzialmente quello di fare emergere l’ambientazione religiosa e la dimensione ontologica dalla quale è fuoruscito Melkitsedek, i suoi legami con la storia spirituale israelitica, il ruolo “esemplare” che ha avuto nella fondazione della monarchia sacra davidica e la portata universale delle sue apparizioni nei momenti “epocali” delle vicende di questo popolo. Solo dopo aver delineato il valore universale della sua presenza nell’Antico Testamento si potrà capire perché San Paolo si sia premurato di soffermarsi con inusuale ampiezza esegetica sul significato spirituale di un personaggio così enigmaticamente poco presente nella Bibbia tratteggiandolo come il Typus del “sacerdote eterno” che il Cristo incarnerà nella Sua stessa persona e proclamando senza dubbio alcuno la sua “uguaglianza” (aphōmoiōmenos) reale ed effettiva con il Figlio di Dio.
Infine, in un capitolo specifico del libro si avrà cura di esaminare la portata teologica del personaggio di Melkitsedek quale appare in alcuni rotoli di Qumrân, nelle sette eterodosse, nelle correnti gnostiche e nel folklore. Si tratta di una variegata quantità di narrazioni che a volte mostrano rilevanti aperture dottrinali, ma che in massima parte fluiscono da una forma di cultura crepuscolare ormai definitivamente staccata dal radicamento rituale che l’aveva animata e spesso si presentano come pure sopravvivenze di cicli spirituali ormai spenti.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
Nessun commento:
Posta un commento