Un altopiano di querce, l’erba mossa dal respiro del Pindo, il riverbero di un teatro enorme e di uno stadio tracciato tra pietra e luce. Qui l’antica Dodona ascoltava gli dei: il fruscio delle foglie, il battere dei bronzi, i sussurri del vento erano sillabe di un linguaggio antico, custodito tra colonne e radici.


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