venerdì 21 novembre 2025

Il tempio di Baal-Shamin, in Palmyra (Siria)






Nel deserto siriano, tra colonne corinzie dorate dal sole, si alzava il tempio di Baal-Shamin, il “Signore dei Cieli”: dio della pioggia, della fecondità, delle nuvole che portano vita. Il vestibolo a sei colonne introduceva a una cella quasi barocca, con pareti scandite da lesene e finestre laterali che lasciavano filtrare la luce verso la dimora del dio. Qui l’architettura romana dialogava con le tradizioni siriache, in un equilibrio di proporzioni classiche e dettagli orientali che facevano del tempio uno dei gioielli più riconoscibili di Palmyra.
𝗙𝗼𝗰𝘂𝘀 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗼
Palmyra, grande oasi sulla via delle carovane tra Mediterraneo e Mesopotamia, fu uno dei più importanti centri culturali del mondo antico, dove si incontravano influssi greco-romani, siriaci e persiani. 
Il santuario di Baal-Shamin esisteva già nel 17 d.C.; l’altare fu eretto nel 115 e il tempio venne consacrato e sostanzialmente ricostruito attorno al 130–131 d.C., per poi essere trasformato in chiesa in età cristiana. 
Riscoperto e restaurato da archeologi svizzeri negli anni 1954-56, era una delle strutture meglio conservate della città quando Palmyra fu iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1980. 
Nell’agosto 2015 il tempio è stato fatto esplodere dai miliziani dello Stato Islamico, che lo hanno raso al suolo con cariche di esplosivo: un atto definito dall’UNESCO un vero crimine di guerra. 
Oggi restano solo macerie e pochi elementi riutilizzabili, mentre archeologi e istituzioni internazionali discutono se e come ricostruirlo, come gesto di memoria e di resistenza culturale. 
📸 Madia Renzo Giuseppe

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