domenica 7 luglio 2024

Giorgio Manganelli un gigante un po dimenticato

Calvino su Manganelli


“Potrei cominciare col dire che Manganelli è il più italiano degli scrittori e nello stesso tempo il più isolato nella letteratura italiana. Il più italiano perché nasce direttamente dalla prosa del nostro secolo diciassettesimo, col suo sontuoso spettacolo fatto di sintassi elaborata, di nomi, verbi e soprattutto aggettivi inaspettati, l'arte di far sorgere dal pretesto più insignificante una fontana di zampilli verbali, un vortice di analogie, una cascata d'invenzioni esilaranti. Manganelli si richiama dunque a un'idea di letteratura italiana tra Rinascimento e Barocco che ha avuto per l'Europa una funzione insostituibile di serbatoio di meraviglie, nelle elucubrazioni di cosmologi e teorici della magia così come nelle metafore dei poeti e nelle loro fantasticherie visionarie. Nello stesso tempo è il più isolato perché demolisce senza pietà tutte le intenzioni virtuose e didascaliche o anche soltanto illustrative che hanno dominato le nostre lettere nei secoli diciannovesimo e ventesimo, così come ogni pretesa di contare in qualche modo nella storia della società.”
Dall’Introduzione di Italo Calvino a Centuria
Italo Calvino ammirava Manganelli e riteneva che la sua opera non fosse sufficientemente apprezzata. Così, in occasione dell'uscita in Francia di Centuria(Centuria - Cent petits romans-fleuves, trad. di J.-B. Para, Éditions «W», Mâcon, 1985), scrisse questa introduzione che intendeva presentarlo a un pubblico straniero. Siamo ora felici di poterne pubblicare l'originale stesura in italiano, per speciale concessione degli eredi.
Roberto Calasso

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