giovedì 6 giugno 2024

Tempo lineare e cristianesimo




Il cristianesimo è stato visto come una rottura, una rivoluzione nella mentalità storica. Dando alla storia tre punti fissi - la creazione, inizio assoluto della storia, l’incarnazione, inizio della storia cristiana e della storia della salvezza, il giudizio universale, fine della storia - il cristianesimo avrebbe sostituito alle concezioni antiche di un tempo circolare la nozione di un tempo lineare, avrebbe orientato la storia e dato ad essa un senso. Sensibile alle date, esso cerca di datare la creazione, i principali punti di riferimento dell’Antico Testamento, data il più precisamente possibile la nascita e la morte di Gesù. Religione storica, ancorata alla storia, il cristianesimo avrebbe impresso alla storia in Occidente un impulso decisivo. Guy Lardreau e Georges Duby hanno anche recentemente insistito sul legame tra cristianesimo e sviluppo della storia in Occidente. Guy Lardreau ha ricordato le parole di Marc Bloch: «Il cristianesimo è una religione di storici», e aggiunto: «Sono convinto, semplicemente, che noi facciamo della storia perché siamo cristiani». Al che Georges Duby risponde: «Avete ragione, vi è una maniera cristiana di pensare, che è la storia. La scienza storica non è forse cosa occidentale? Che cos’è la storia in Cina, nelle Indie, nell’Africa nera? L’Islam ha avuto mirabili geografi, ma gli storici?». Il cristianesimo ha sicuramente favorito una certa propensione a ragionare in termini storici, caratteristici delle abitudini di pensiero occidentali, ma lo stretto rapporto tra il cristianesimo e la storia sembra debba essere sfumato. Anzitutto, studi recenti hanno mostrato che non bisogna ridurre la mentalità storica antica - e soprattutto greca - all’idea di un tempo circolare. Dal canto suo, il cristianesimo non può essere ridotto alla concezione di un tempo lineare: un tipo di tempo circolare, il tempo liturgico, svolge un ruolo di primo piano. La sua supremazia ha a lungo ridotto il cristianesimo a datare soltanto giorni e mesi, senza menzionare l’anno, in modo da integrare l’avvenimento nel calendario liturgico. D’altra parte, il tempo teleologico, escatologico, non conduce necessariamente a una valorizzazione della storia. Si può ritenere che la salvezza avvenga tanto fuori della storia, con il rifiuto della storia, quanto attraverso la storia e per la storia. Le due tendenze sono esistite e esistono ancora nel cristianesimo.

Jacques Le Goff, Storia e Memoria, tr. it. Torino 1977, pp. 49-50.


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