giovedì 16 gennaio 2020

Figura immaginifica del folclore popolare provenzale

La “Tarasque di Noves” è una scultura in pietra, del I secolo a.C., raffigurante un animale mostruoso nell’atto di divorare membra umane, con le zampe anteriori appoggiate a due teste umane. È stata ritrovata nel 1849 nei pressi del cimitero della cittadina di Noves e ora è conservata al Musée Lapidaire di Avignone. Raffigurazioni simili si ritrovano nelle sculture medievali della stessa regione, come nell’ Abbazia di Montmajour, la cui prima fondazione risale all’XI secolo.
La Tarasque è divenuta una figura popolare del folklore provenzale: veniva interpretata come una sorta di drago che un tempo devastava la regione dove sorge attualmente la città di Tarascon. Santa Marta, una giovane cristiana venuta ad evangelizzare la Bassa Provenza, riuscì ad acquietare il mostro, che si lasciò mansuetamente trascinare per un laccio dalla donna. Ma gli abitanti, impauriti e spinti da vendetta, decisero di uccidere l’animale e di fondare in quel luogo la città che prese il nome dal mostro ucciso.
A partire dal XV secolo si trova documentazione di feste celebrate per commemorare questa leggenda, che si svolgevano nella seconda settimana di Pentecoste e poi in luglio, il giorno di Santa Marta, patrona di Tarascon. Ancora oggi, il 29 luglio, viene portata in processione per le vie della città una grande figura di animale mostruoso, dal corpo simile a quello di una tartaruga, irto di pungiglioni, con una testa semi-umana semi-animale e una lunga coda. Che si tratti di una figura dalle antiche origini mitiche pre-cristiane e per la quale venivano celebrate delle cerimonie sembra quindi indubitabile. La tradizione cristiana si è sovrapposta trasformando in personaggio negativo la Tarasque, contrapponendole la figura dominante della Santa, ma non è riuscita a sradicare la popolarità di questo mostro mitico….

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