Daniele Banfi
QUEI CADAVERI UTILIZZATI PER FARNE MEDICINE
E' possibile curare un gran numero di disturbi utilizzando parti del
corpo dei cadaveri? Certo che no. Eppure in un passato non troppo
lontano - oggi questa cosa ci fa sorridere - i morti venivano
correntemente usati per la preparazione di presunti farmaci. Un esempio?
La polvere ottenuta dallo sbriciolamento delle ossa del cranio si
credeva fosse utile nella trattamento delle malattie del cervello. E'
questo il caso dei martiri di Otranto. I ricercatori dell'Università di
Pisa, guidati dal professor Gino Fornaciari, hanno svelato il mistero
del cranio con 16 fori presente tra le reliquie dei santi. Lo studio ha
individuato le ragioni della trapanazione multipla incrociando le
analisi sui resti con i testi di storia della medicina: le parti del
cranio furono utilizzate per preparare farmaci utili contro le malattie
del cervello.

Mistero risolto: buchi nel cranio per ottenere polvere d’osso
«Inizialmente -spiega la dottoressa Valentina Giuffra, una delle autrici
dello studio- abbiamo preso in considerazione diverse ipotesi tutte
però poco convincenti. Ad esempio una procedura per ricavare reliquie in
forma di polvere d'osso non era plausibile, considerando le migliaia di
ossa, appartenenti ai martiri che potevano essere facilmente prelevate.
Diversi testi descrivono l'uso di polvere di cranio umano come
ingrediente per la cura dell'epilessia e di altri disturbi per i quali
non esisteva una spiegazione razionale». La testa era considerata la
parte più importante del corpo umano, un capolavoro della creazione,
depositaria di forze spirituali invisibili che si conserverebbero anche
dopo la morte. Il cranio di Otranto rappresenta un'evidenza unica di
trapanazione effettuata per ottenere polvere d'osso da usare come
ingrediente in preparazioni terapeutiche. «Le lesioni -prosegue
l'esperta- sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con
uno strumento dotato di una grande punta arrotondata. Questo tipo di
strumento non poteva produrre rondelle ossee ma solo polvere d'osso».
Mummie per qualsiasi farmaco: dalle pene d'amore alle paralisi
Una procedura curiosa, quella della preparazione del farmaco a partire
dal cranio, che non rappresenta di certo una novità. A partire dal 1400
circa la medicina ufficiale utilizzava regolarmente parti del corpo dei
morti per produrre "pozioni" curative. In particolare la "materia prima"
più pregiata per la preparazione dei "farmaci" era la mummia
dell'antico Egitto. Da alcuni scritti della fine del 1500, ad opera del
medico Pier Andrea Mattioli, si evince che le popolazioni arabe
attribuivano alle mummie molte virtù come la cura delle paralisi,
dell'epilessia, dell'emicrania e di molti altri disturbi. Non solo, se
l'estratto di mummia veniva aggiunto ad acqua e menta era possibile
curare anche le delusioni amorose.

Il business delle false mummie
Anche se oggi stentiamo a credere a questa singolare procedura nel
passato, la cieca fiducia nei rimedi prodotti dall'utilizzo dei cadaveri
raggiunse una popolarità tale che in Egitto cominciarono gli arresti
dei trafugatori di mummie. Non solo, vista l'estrema diffusione, anche
in Europa iniziarono a fiorire i commerci di false mummie: invece che
corpi provenienti da antiche sepolture si vendevano agli europei
cadaveri disidratati e opportunamente preparati. Un commercio
particolarmente fiorente in Francia dove i corpi degli impiccati
venivano trafugati e rivenduti a prezzo salato, dopo opportuna
preparazione, spacciandoli per vere mummie egizie. Fortunatamente con il
passare dei secoli e l'avvento della medicina moderna la pratica di
preparare farmaci utilizzando i cadaveri è andata scemando. L'ultima
comparsa è datata 1911 a Vienna: a quel tempo era ancora possibile
acquistare in farmacia estratti ottenuti da vere o presunte mummie.
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