mercoledì 1 agosto 2018

Un Quadro e storie maledette di artisti fuori dal tempo e modelle che sfiorano il divino: il solito amore e morte che governa....

John Everette Millais - Ophelia - 1851
Presso la Tate Britain Gallery di Londra si trova il suo quadro più famoso, l'Ophelia. Se molti conoscono la figura shakespeariana dell'infelice Ophelia annegata nel fiume mentre era impegnata a intrecciare ghirlande di fiori, probabilmente folle e suicida a seguito dell’omicidio del padre avvenuto per mano dell’amato Amleto, pochi forse sanno che una "vera" Ophelia ha ispirato il pittore.
Millais iniziò a realizzare Ophelia nel 1851 posizionando il suo cavalletto sulle rive del fiume Hogsmill, nel Surrey. Lavorò all’opera per 11 ore al giorno, sei giorni alla settimana, per un periodo di cinque mesi. Era determinato a catturare con una precisione senza precedenti la scena naturale davanti ai suoi occhi. Al suo ritorno a Londra restava sulla tela lo spazio bianco da riempire con la figura della giovane che egli "riconobbe" in Elizabeth (Lizzie) Eleanor Siddal modella preferita e icona della confraternita. Per riprodurre fedelmente Ofelia annegata, il pittore chiede ad Elizabeth di posare, vestita, immersa in una vasca da bagno riscaldata con delle candele, ma durante una delle tante sedute le lampade si spengono, Millais, concentrato, non se ne accorge, ed Elizabeth sviene dal freddo. Viene riportata in fin di vita a casa del padre che, infuriato, chiede un risarcimento al pittore di 50 sterline. Ma la salute di Lizzie è ormai compromessa.
Dante Gabriele Rossetti entra prepotentemente nella sua vita proprio quell’anno, come amante e maestro, un rapporto che ando’ progressivamente mischiando i ruoli fino al più classico matrimonio riparatore, celebrato per salvare le apparenze nella borghese società vittoriana, per contenere le crescenti sofferenze della ragazza. Da qui Elizabeth diverrà sempre più strumento nelle mani del marito e delle sue ossessioni, lasciata sola a macerare nella sofferenza e nella disperazione, chiusa nelle proprie creazioni poetiche e liriche, vittima dei costanti tradimenti di Rossetti, curata solo dal laudano. La notte dell’11 febbraio 1862, sola in casa, scrive un biglietto e beve un’elevata dose di laudano. Ha 32 anni. Rossetti la trova priva di conoscenza, distrugge il biglietto di Lizzie, un suicidio sarebbe stato uno scandalo e non avrebbe permesso una sepoltura cristiana. Dante, disperato, decide di seppellire insieme ad Elizabeth l’unico manoscritto delle poesie scritte per lei. Sette anni più tardi, gravato dalla povertà e dai debiti, andrà a recuperarle per poterle pubblicare. Così una notte del 1869 nel cimitero di Highgate, Rossetti e il suo agente letterario aprono la tomba di Elizabeth. I presenti all’apertura del sepolcro raccontarono che il corpo di Elizabeth e il suo viso erano rimasti intatti e che i suoi splendidi capelli rossi erano cresciuti sino a riempire completamente la bara...
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