
lunedì 30 novembre 2020
L'olmo di Gisors

domenica 29 novembre 2020
I cerchi di pietra sul monte Sambucaro

venerdì 27 novembre 2020
Il pensiero di Marcione
Se nel II secolo Marcione invece di considerarlo eresiarca avessero accettato la sua tesi sull’esistenza di due divinità, il Dio degli Israeliti e il Gesù-Dio dei cristiani, forse non avremmo avuto nei secoli successivi la persecuzione degli Ebrei da parte dei cristiani, ma due religioni conviventi in modo pacifico, se si crede possibile la convivenza tra religioni e non la sopraffazione dell’una sull’altra per motivi di potere e di numero di seguaci.
Per Marcione c’è differenza tra IHWH degli Israeliti e il Dio Padre di Gesù Cristo, tra il dio autoritario, vendicativo e giustiziere dell’Antico Testamento, e il Dio dei Vangeli, un Padre buono e misericordioso.
Marcione rifiutava completamente la tradizione ebraica e l’Antico Testamento, interpretandolo alla lettera e identificando nel Dio d’Israele una divinità malvagia che punisce, un Dio crudele e dispotico, mentre interpretava in modo diverso gli insegnamenti di Gesù, ritenendo che il Dio predicato da Cristo è un Dio d'amore e pace, incline alla misericordia e al perdono, divinità diversa da quella d'Israele.
Nell'encliclica "Dives in misericordia" il pontefice Giovanni Paolo II tentò di chiarire il rapporto tra giustizia e misericordia.
“Thèos agàpe estìn”: “Dio è amore” (per chi ci crede) afferma l’evangelista Giovanni nella prima lettera a lui attribuita.
Nel quarto capitolo della lettera giovannea i versetti da 7 a 12 sono una guida dell’amore cristiano. Il verbo “amare” e i suoi derivati risuonano tredici volte in poche righe.
L’ amore nella visione di Giovanni si presenta con due dimensioni che s’intersecano: la prima è quella “verticale” ed è la fondamentale: l’ amore è da Dio (per definizione “Dio è amore”); la seconda dimensione è “orizzontale” e nasce dalla precedente: se Dio ci ama, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Tornando a Marcione, per sostenere la sua dottrina raccolse il primo canone cristiano di cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo di Tarso e il Vangelo di Luca, epurato di alcune parti, perciò detto “Vangelo di Marcione”; nel contempo respinse completamente la Bibbia ebraica.
Se fosse riuscito a far accantonare il Vecchio Testamento, successivamente si sarebbe dovuto depurare il Nuovo Testamento dai molti riferimenti all'Antico. Per la comunità cristiana di Roma ciò era inaccettabile. Con la sua teologia e interpretazione del Vangelo Marcione rischiava di minare la coesione e le basi stesse della Chiesa. Le sue idee furono bocciate come eretiche e conseguentemente nel 144 fu espulso dalla Chiesa di Roma.
Comunque i suoi insegnamenti furono rilevanti nel cristianesimo del II secolo e continuarono ad essere influenti fino al V secolo. Essi furono considerati come una notevole minaccia dai Padri della Chiesa, in particolare da quella di Roma, che poi emerse vittoriosa nella lotta contro le altre correnti dei primi secoli per essere confermata nel concilio di Nicea (325), anche con l’aiuto dell’imperatore Costantino I.
Nulla rimane dei libri dei marcioniti e la loro memoria è stata a lungo offuscata.
Adriano: ostentava uno sviscerato amore per il popolo

giovedì 26 novembre 2020
Mattihas Von der Schulenburg, a Verona
Piazza del Tribunale :Mattihas Von der Schulenburg Governatore Militare di Verona all’inizio del XVlll secolo ( il quadro è del Guardi). Fu uno del più grandi condottieri del suo tempo fu reclutato dalla Serenissima per combattere i Turchi con grandi successi . Modernizzo’ l’arte militare fondando a Verona l’Accademia Militare ( ora a Modena ) nella zona dell’attuale arsenale . Abito’ in palazzo Orti in corso Porta Pallio. Davvero un grande .
mercoledì 25 novembre 2020
Il Sacello degli Augustali nell'antica a Ercolano

sabato 21 novembre 2020
L'impressionante numero di autoproclamati papi, dopo il Vaticano II

venerdì 20 novembre 2020
DEMETRA: Madre Terra, che muterà nella Maria del cristianesimo


mercoledì 18 novembre 2020
Le sfingi simbolo degli equinozi

La Grande Madre venerata anche dai popoli migranti legati al nord Europa

domenica 15 novembre 2020
5 cose da sapere sul monumento delle Cento Pietre a Patù
Cento Pietre è un monumento funerario posto di fronte alla chiesa di San Giovanni Battista di Patù, in provincia di Lecce.
Questa meravigliosa costruzione megalitica, risalente al IX secolo d.C., è stata dichiarata nel 1873 monumento nazionale di seconda classe per la sua incredibile importanza storica.
Patù: l'antica Varetum, città massapica
Patù è un piccolo comune situato nel basso Salento, in prossimità di Santa Maria di Leuca. Il piccolo centro si trova nell’entroterra ma è vicinissimo al litorale ionico. In passato, aveva il nome di Varetum ed era un importante centro abitato dai Messapi, popolazione illirica. La città venne invasa e distrutta dai Saraceni e dalle sue rovine nacque il piccolo comune di Patù. Proprio per ricordare la vittoria dei Saraceni venne edificata la Chiesa di San Giovanni Battista. Il nome Patù si presume che derivi dal greco “pathos”, ossia patimento o dolore, ricordando appunto il dolore della città di Vereto che venne distrutta.
Patù è sottoposta a vincolo paesaggistico sia per la presenza della rigogliosa macchia mediterranea, sia per la presenza delle pajare, monumenti di grande valore tradizionale. Le pajare sono edifici simili ai trulli, fatti di pietra e costruiti con la tecnica a secco e sono tipiche delle campagne salentine, utilizzate dai contadini come deposito di attrezzi e bestiame. Spesso sono formati da un'unica stanza in cui è possibile trovare un caminetto.
Oltre alla chiesa di San Giovanni Battista e al monumento delle Cento Pietre, sono da visitare anche i frantoi ipogei, l'edicola votiva di Sant'Aloia, i ruderi del Castello e la chiesa di San Michele.
Cento Pietre, il simbolo di Patù
Cento Pietre, come accennato in precedenza, è un monumento funerario il cui nome deriva proprio dal numero delle pietre di roccia calcarea da cui è composto. In passato, infatti, era costituito da 100 pietre, attualmente ve ne sono 99. Questo mausoleo è stato edificato per ricordare il barone Geminiano, un messaggero di pace che venne ucciso dai Saraceni prima della loro ultima battaglia con i cristiani.
Scopo dei Saraceni era quello di impadronirsi dell'intero Salento e per impedire la loro avanzata il re di Francia, Carlo il Calvo, inviò a sostegno di Vereto un grosso esercito. Prima della battaglia i Cristiani inviarono il nobile Geminiano in segno di pace che fu ucciso senza pietà. Cento Pietre è stato edificato proprio con i resti della cinta muraria di Vereto, a seguito della sua distruzione da parte dei Saraceni.
Le pietre della città distrutta vennero trasportate a valle da donne, come narra una leggenda locale. Nel libro "Terroni" del 2010, Pino Aprile parla di Patù come una città edificata con il sangue degli abitanti di Vereto. La struttura del Cento Pietre ha forma rettangolare e la copertura è composta da due spioventi. Attualmente ha due entrate, una a sud e una ad est, ma alle origini era una tomba senza accessi costruita proprio per accogliere il corpo senza vita del martire Geminiano, in seguito trasportato in Francia.
Nel XIII secolo la tomba è diventato un luogo di culto e meditazione. Proprio in quel tempo sono stati realizzati affreschi sulle pareti interne del mausoleo, di cui oggi rimangono solo alcuni resti a causa dell'umidità. Gli affreschi rappresentavano 13 Santi Orientali, raffigurati in posizione frontale ed eretta, ciò dimostra che nel periodo Medievale il monumento sia diventato una Chiesa Paleocristiana.
Per secoli il Centopietre è caduto nel dimenticatoio e solo nel '800 è stato oggetto di interesse di vari studiosi; oggi rappresenta uno dei monumenti più importanti del Salento.
da https://www.salentiamo.com/blog/50-5-cose-da-sapere-sul-monumento-delle-cento-pietre-a-patu
mercoledì 11 novembre 2020
Conosci te stesso

I dadi oracolari

martedì 10 novembre 2020
giovedì 5 novembre 2020
La tomba trace di Kazanlăk
E' una sepoltura a volta costruita in mattoni, situata vicino alla città di Kazanlăk, nella Bulgaria centrale. La tomba fa parte di una grande necropoli di epoca trace. La struttura è costituita di uno stretto corridoio e una camera funeraria rotonda, entrambi decorati con murali rappresentanti una coppia trace ad una festa funeraria rituale. Il monumento risale al IV secolo a.C. ed è inserito fin dal 1979 nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. I dipinti sono il capolavoro bulgaro meglio conservato del periodo ellenistico.
Il Timeo e il pensiero gnostico
Uscito dal liceo, quasi non sapevo che Platone aveva scritto anche il Timeo. Nonostante Platone porti con sé questo libro nella Scuola d'Atene i manuali allora in uso gli davano poco spazio. Quando lessi Festugiere, di cui raccomandava la lettura Tullio Gregory, fu una doppia rivelazione. Non solo Ermete, ma anche, o forse soprattutto, lo stesso Platone. Un Platone problematico, che non ha mai detto due volte la stessa cosa, viene colto nel momento in cui introduce un oggetto misterioso, la chora. Da questo oggetto inquietante si sviluppano due tronconi, praticamente l'intera storia della filosofia occidentale e non solo: un oggetto visto come semplice supporto materiale, e quindi il dio cosmico stoico fattore di ordine, ovvero una visione ottimistica della realtà, e un oggetto fonte di disordine (il demiurgo cattivo ?, un'anima volta al male?), da cui discende il pessimismo e l'acosmismo della gnosi. La lotta fra queste due potenze è continua e senza fine, perché bene e male, ordine e disordine, si fronteggeranno in eterno. Questo è il messaggio di Festugiere al mondo moderno.
Tempio di Giove
David Roberts (Scottish, 1796-1864), "Baalbec. The doorway at the Temple of Jupiter, 1839" (1844)
L'eterno mistero nella morte, dalle antiche sepolture e i loro rituali

mercoledì 4 novembre 2020
La quercia di Dodona
In Epiro, nella parte nordorientale della Grecia, sorgeva il più antico degli oracoli greci, la Quercia sacra di Dodona. Il luogo aveva - e conserva tuttora - un aspetto selvaggio e drammatico. Ai piedi del monte Tamaro, sulle pendici dal quale si ergono ancora vecchissime querce, s'innalzava il santuario di Zeus, che nel IV-V secolo diventa chiesa cristiana e sede episcopale. La zona era famosa per la violenza dei suoi temporali e anche per il freddo che vi regnava. Omero parla di "Dodona dalle male tempeste" .
A Dodona esisteva una quercia consacrata a Zeus, e in quella quercia c'era un oracolo le cui profetesse erano donne. Quelli che venivano a consultare l'oracolo si avvicinavano alla quercia e l'albero si agitava un po'; poi le donne prendevano la parola e dicevano "Zeus annuncia la tal cosa".
Queste Sacerdotesse si chiamavano Peleiadi o Peristere, cioè "le colombe". Erano tre, ci dice Erodoto, la maggiore si chiamava Promenia, "l'anima di prima", la seconda Timarete "la virtù onorata", la più giovane Nicandra "vittoriosa sugli uomini". Interpretavano il fruscio prodotto dal movimento del fogliame (dendromanzia). Non erano però Sacerdotesse di Zeus, ma di Dione, la Dea sposata da Zeus a Dodona.
Sulla via di Cristina Campo

Marina Abramović grande artista e strega della tradizione slava
La grande artista e strega carica della tradizione magica slava
https://www.artribune.com/television/2017/04/video-marina-abramovic-racconta-alberto-giacometti/?fbclid=IwAR2OUanLhkj0g04JBacCyUPs4gJ8KhaiXLkRRQuT5jFi35EyK34rJg9CkBU